documento

Foglio di congedo di Eugenio Morandini

Eugenio, nato il 19 aprile 1923, era figlio di Filippo (nato il 30 aprile 1882, morto il 30 marzo 1975) e di Giuseppa (o Giuseppina) Staricha (nata il 7 marzo 1891 e morta il 13 maggio 1988).

Definizione culturale
Descrizione
Testimonianza di una parente
Il padre Filippo Morandini emigrò in Germania per lavoro e qui conobbe e sposò Giuseppina Staricha; rientrato in Italia, fondò l'impresa edile Morandini, continuando comunque a svolgere anche l'attività di agricoltore. Dal matrimonio nacquero Anna (1912), Umberto (1916), Giovanni (1921), Eugenio (1923), Vellio (1929), Luigi (1932). Anna a 16 anni prese i voti diventando suor Pia (si laurerò in matematica a Pisa). Nel 1942 Eugenio Morandini viene arruolato in marina e inviato a Venezia dove svolse l'incarico di aerofonista a terra (l'aerofono era uno strumento che permetteva di captare in anticipo il rumore di aerei nemici in avvicinamento e aiutava a localizzarne la provenienza). Nell'aprile del 1943 è destinato in Grecia, a Navarino, dove continuna a svolgere il suo incarico fino all'8 settembre, quando viene fatto prigioniero dai tedeschi ed inviato in un campo di prigionia nella zona di Berlino. Qui Eugenio e i suoi compagni durante la giornata lavorano presso una fabbrica di armi e la notte vengono nuovamente rinchiusi nel campo. Ricorda che il cibo era costituito da scarti alimentari e patate marce posti in bidoni nello spiazzo del campo; quando i prigionieri si avvicinavano ai bidoni cercando di accaparrarsi il cibo migliore venivano colpiti ripetutamente dai soldati armati di frustini. Morandini, alla domanda fattagli all'arrivo al capo riguardo alla sua professione, risponde di essere muratore e questa è l'attività che svolge anche all'interno della fabbrica di armi; a suo parere molti prigionieri non hanno dichiarato la vera attività svolta da civili, perché al campo pochi erano i muratori rispetto alle migliaia di prigionieri. Quando iniziarono i bombardamenti alleati su Berlino, durante la settimana Eugenio lavora in fabbrica mentre il sabato e la domenica, su richiesta degli ufficiali, viene mandato presso le loro abitazioni per sistemare, nel limite del possibile, i danni causati dalle bombe. Gli ufficiali si offrivano di pagarlo ma Eugenio chiedeva invece in cambio il permesso di portare un altro prigioniero come aiutante, a rotazione, il pranzo per entrambi e un paio di pagnotte da dividere alla sera con i compagni di baracca. La madre di Eugenio era tedesca, parente fra l'altro di un comandante delle SS, tuttavia non fu possibile intercedere per la sua liberazione ed anzi in un'occasione rischiò la deportazione a Dachau.
Eugenio raccontava che nell'ultimo periodo di guerra Berlino aveva un aspetto spettrale, con cumili di cemerie dalle quali si sentivano provenire grida di aiuto, senza che nessuno intevenisse...  I prigionieri, liberati dalle truppe sovietiche il 22 aprile 1945, si trovarono sbandati in territorio tedesco: Eugenio e il suo gruppo sopravvissero cacciando la selvaggina coi lacci e cucinandola con fuochi improvvisati, nei boschi... non ha mai raccontato il suo viaggio di ritorno però si sa che la madre ha faticato a riconoscerlo: pesava 40 chili. Qualche giorno dopo il suo rientro è stato arrestato con l'accusa di diserzione e condotto nelle carceri militari di Venezia per essere processato e probabilmente fucilato ma nella situzione confusa degli ultii giorni di guerra le guadie carcerarie favorirono la sua fuga.

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Eugenio parlava raramente di questi avvenimenti, che probabilmente riaprivano ferite dolorose e ricordi che lo hanno accompagnato per tutta la vita.

Nell'archivio fotografico è conservata anche copia di documento della Capitaneria di porto di Monfalcone (estratto per uso pensione, deteriorata).

Data e luogo
Stato
Italia
Regione
Veneto
Provincia
Venezia
Comune
Venezia
Data documento
18/07/1945
Dati tecnici
Stato conservazione
Buono
Inventario
F MRTG 1725
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